Supporto in legno di rovere (la struttura di questo legno è molto compatta)
2
Colla animale
3
Preparazione due o tre sottili strati di carbonato di calcio (creta bianca) e colla, levigati con molta cura
4
Disegno a pennello con nero d’osso stemperato con legante a base acquosa
5
Imprimitura strato intermedio di olio essiccativo, leggermente intonato, con la funzione di evitare l’assorbimento, da parte della preparazione, del legante contenuto negli strati successivi di colore
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Strato pittorico Sovrapposizioni di strati sottili ad olio, quasi delle velature dense, relativamente più opache le prime e cristalline le ultime, sfruttando la luminosità della preparazione per le zone chiare
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Velature numerose sovrapposizioni di strati traslucidi in leganti vari, a seconda dei colori impiegati, modulano le forme sottostanti
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Luci a corpo tocchi chiari dati a corpo sulle massime luci con bianco di piombo anche puro
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Vernice resinosa
Jan van Eyck, (Maastricht 1390 ca. – Bruges 1441), Ritratto di Margherita van Eyck, 1439 – Olio su tavola 32,5 x 26 cm – Groeninge Museum, Bruges
La tecnica della pittura ad olio, un tempo ritenuta invenzione dei fratelli Van Eyck, era in realtà già conosciuta dagli antichi romani che avevano sperimentato leganti oleosi per dipingere su scudi e armi. Della tecnica parla poi la Schedula del monaco Theophilus (XI secolo) e Cennino Cennini (fine del XIV secolo). Saranno comunque i pittori fiamminghi che, nella prima metà del Quattrocento, inizieranno a sperimentare sistematicamente impasti oleo-resinosi, mettendo a punto un nuovo metodo di lavoro che presto adotteranno in maniera pressoché esclusiva.
La pittura fiamminga del XV secolo è caratterizzata da una materia limpida e smaltata ottenuta per sovrapposizioni successive di impasti sottili. Il legante oleoso permette di ottenere una materia fluida facilitando l’applicazione delle velature. La lenta essiccazione dei colori consente inoltre sfumature morbidissime e la gamma cromatica può così essere ampliata grazie al gioco di trasparenze ottenute dalla sovrapposizione di differenti colori.
Disegno preparatorio
Van Eyck è certo il pittore più rappresentativo della pittura fiamminga del primo Quattrocento. Egli applica una tecnica rigorosa i cui principi si integrano in una tradizione che già faceva ampio uso di velature stese su fondi opachi modellati a chiaroscuro. L’innovazione tecnica è invece riscontrabile nel suo sfruttare al massimo il riflesso della luce della preparazione chiara, ottenuta con due o tre sottili strati di creta bianca (carbonato di calcio) e colla animale levigati con molta cura. Il disegno (in genere eseguito con nero d’ossa stemperato in un legante a base acquosa) è tracciato sulla preparazione in modo da collocare le forme e precisarne i contorni. Spesso è un disegno lineare e sommario, in pratica uno schizzo con rare indicazioni di modellato, altre volte è invece eseguito così scrupolosamente da annunciare già l’effetto finale. Tutti i dettagli sono rappresentati con la stessa definizione e il modellato è costruito con passaggi leggeri e progressivi dall’ombra alla luce, ottenuti con un fine tratteggio.
Strato di olio siccativo
Questo disegno viene coperto da uno strato intermedio di olio siccativo in modo da impedire alla preparazione di assorbire il legante contenuto negli strati successivi di colore, e permettere a questi di mantenere intatto tutto il loro splendore. Oltre ad una funzione impermeabilizzante questo leggero strato di imprimitura svolge anche una funzione ottica quando, invece di essere traslucido e incolore, è leggermente colorato. Così operando si ottiene un tono medio su cui impostare la pittura e aiutare il modellato: la leggera intonazione permette infatti di sfumare la tonalità bianca della preparazione e anticipare l’effetto dei toni che verranno poi sovrapposti. Talvolta compaiono in questa fase delle intonazioni differenziate che preparano la distribuzione cromatica dei piani principali della composizione.
Intonazioni differenziate
Con colori il più possibile puri, distribuiti in strati sottili e con scarsa quantità di bianco di piombo, il pittore costruisce ora il modellato degli incarnati e di tutte le forme.
Attraverso queste stratificazioni successive, relativamente più opache le prime e cristalline le ultime, si giunge così alla struttura completa del dipinto prima dell’applicazione delle velature.
Prime velature
Un numero assai variabile di strati successivi può essere talvolta meglio definito con un leggero chiaroscuro. I colori macinati con olio e resine permettono, oltre ad una lavorazione lenta per le sfumature, anche un tocco fine e minuto. I chiari sono generalmente ottenuti sfruttando l’effetto di luminosità dato dalla preparazione della tavola, tuttavia le massime luci vengono spesso messe a corpo. In altre parole, da un abbozzo acquerellato si giunge ad una stesura più consistente solo nei lumi, processo esecutivo che sarà sovvertito dai canoni della pittura italiana dove un abbozzo con colori a corpo verrà finito per mezzo di velature.
Velature e tocchi chiari a corpo
Questo strato di copertura di base, che assicura solidità alle masse, viene ora arricchito da numerose sovrapposizioni di strati traslucidi, vere e proprie velature che realizzano l’effetto del volume modulando le forme sottostanti.
I pigmenti trasparenti come la lacca di garanza (per poter sfruttare al massimo la riflessione luminosa sul fondo bianco), sono distribuiti a velature successive fino a raggiungere nelle zone più scure un certo rilievo: le ombre che si ottengono sono estremamente dolci, profonde e trasparenti.
Ulteriori velature sovrapposte
Nella pittura fiamminga del XV secolo il legante utilizzato varia a seconda dei colori. Ne sono stati rilevati tre differenti tipi:
1. legante a base acquosa per l’esecuzione delle prime fasi disegnative;
2. emulsione di olio siccativo e uovo in proporzioni variabili negli strati coprenti limitatamente alle sottopitture;
3. legante grasso composto da olio di lino, raramente di noce, addensato (con aggiunta di piccole quantità di resina naturale in alcune velature o per ottenere i bianchi più trasparenti).
Velature finali e luci a corpo
Si suppone che Van Eyck già utilizzasse olii essenziali che egli stesso sarebbe riuscito a distillare, come dimostrerebbe l’esecuzione raffinata dei particolari che solo un film fluido e scorrevole può consentire.
Infine si eseguono i tocchi chiari dati a corpo sulle massime luci con bianco di piombo anche puro. Il risultato è una materia trasparente e luminosa soprattutto negli incarnati, un senso di uniformità e luce avvolgente ma anche finezza di esecuzione dei particolari che sono allo stesso tempo evocatori dello spazio e perfettamente fusi nell’ambiente.
Van Eyck – Ritratto di Margaretha van Eyck (1439)
In altri termini assistiamo a una perfetta interdipendenza tra tecnica e stile: la rappresentazione analitica della realtà, indagata nei minimi particolari e considerata segno distintivo della pittura fiamminga a questa altezza cronologica, si scopre essere possibile solo grazie a espedienti tecnici precisi, legati all’uso di leganti oleosi e a un’esecuzione pittorica in cui le forme si determinano per via di strati sottili e liquidi.
Manfredi Faldi – Claudio Paolini Dipinto realizzato da Francesca Berni
Estratto da: Artis (Art and Restoration Techniques Interactive Studio), Direzione scientifica: Manfredi Faldi, Claudio Paolini. Cd Rom realizzato da un gruppo di istituti di restauro europei, con il determinante contributo della Commissione Europea nell’ambito del programma d’azione INFO2000.
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