Supporto tela con tessitura a “spina di pesce”, non rare in ambiente veneto erano le forti e robuste tele a tessitura “diagonale”.
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Colla animale
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Preparazione impasto a gesso e colla molto sottile, tanto da coprire appena la trama del tessuto.
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Velo di colla animale
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Imprimitura colorata, composta di pigmento e olio di lino.
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Disegno condotto con mezzi di scrittura morbidi, dove la linea si dissolve in tutto o in parte, i tratti sono pastosi e vellutati.
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Abbozzo primi strati di pittura ad olio caratterizzati da un grande impeto, senza preoccupazione per i contorni o il disegno, gli impasti sono sciolti e le pennellate libere e spontanee.
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Strato pittorico composto da molteplici sovrapposizioni di colore ad olio spesso senza una evidente logica, le stratigrafie ottenute dai microprelievi mostrano il sovrapporsi anche di dieci, dodici stesure successive.
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Velature leggeri strati trasparenti di colore ad olio.
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Vernice resinosa
Tiziano Vecellio- Pieve di Cadore 1490 ca. – Venezia 1576 – Trasfigurazione – 1560 ca., olio su tela cm 245×295 – Chiesa di San Salvador, Venezia
La tecnica di Tiziano
Le pitture su tela erano già discretamente diffuse nel ‘400: mentre in Italia Cennino Cennini aveva già descritto il modo di dare un’adeguata preparazione alla tela con un sottile strato di gesso e colla animale, nelle Fiandre si lavorava su questo nuovo supporto con tempera molto liquida, ottenendo effetti simili all’arazzo. Il lino appare la fibra più utilizzata: tessuto in maniera serrata, ordinata e regolare, con filato leggero e sottile, si mostra ideale per una tecnica pittorica ancora caratterizzata da una stesura dettagliata del colore e da uno strato pittorico sottilissimo. Con l’affermarsi dell’uso dei colori a forte impasto, possibili con l’avvento della pittura ad olio, iniziarono a diffondersi nell’ambiente veneto della fine del ‘400 le armature diagonale e a spina di pesce, forti ed elastiche, la cui struttura garantiva una migliore adesione del colore… o forse furono proprio questi nuovi supporti, nati da esigenze di robustezza per le dimensioni eccezionali dei dipinti del tempo, ad ispirare pennellate cariche di impasto.
Tiziano, Trasfigurazione, olio su tela cm 245×295
Fino a quel momento il modo di dipingere a olio aveva in Italia affinità notevoli con i procedimenti fiamminghi: artisti come Raffaello o Giovanni Bellini utilizzavano preparazioni chiare e levigate sulle quali, dopo aver tracciato con precisione il disegno, iniziavano a modellare con impasti leggeri di spessore regolare e uniforme. I vari toni venivano poi fusi con estrema cura, evitando di lasciare la benché minima traccia di pennello. Nell’ambiente veneto degli inizi del ‘500 la pittura acquista tuttavia una consistenza fatta di impasti ricchi, stesi senza disegno di contorni, a velature sfumate e sovrapposte (pittura tonale). Queste premesse (già presenti nell’opera di Giorgione) saranno sviluppate da Tiziano, fino ad approdare a una tecnica caratterizzata da impasti a corpo (tecnica che diventerà tipicamente italiana), senza preoccupazione per linee o contorni e quindi assolutamente spontanea e definita per progressive sovrapposizioni del colore.
Simulazione di uno studio preparatorio
Tiziano spesso non esegue un disegno preparatorio, ma costruisce i vari elementi sovrapponendoli in base alle leggi prospettiche o al proprio gusto cromatico. In molte sue opere la mancanza di corrispondenza fra il colore di superficie e quello sottostante fa pensare a un modo di procedere per aggiustamenti continui. Su altri dipinti, tuttavia, si riscontrano tracce di disegno a nero di carbone, giustificato, come in questo caso, dalla necessita di limitare per motivi di ordine economico le sovrapposizioni (dipinti di particolare grandezza), oppure dalle condizioni di particolare complessità dell’impianto prospettico. Abbandonato il disegno di contorno dal segno netto e lineare su fondo liscio, il disegno di Tiziano è caratterizzato da effetti luministici: è un disegno pittorico condotto con mezzi di scrittura morbidi, dove la linea sembra dissolversi. La preparazione è costituita dall’usuale impasto a gesso e colla animale ma di sottigliezza tale da coprire appena la trama del tessuto.
Abbozzo
Secondo la testimonianza di Palma il Giovane, riportata nel 1668 dal Boschini, Tiziano imposta la sua pittura con “una tal massa indistinta di colori, che servivano (come dire) per far letto, a base alle espressioni, che sopra poi li doveva fabbricare; e… faceva comparire in quattro pennellate la promessa di una rara figura” poi “rivogliava i quadri alla muraglia, e gli lasciava alle volte qualche mese…”. In questo modo la superficie pittorica risulta già organizzata nei suoi spazi e nei suoi rapporti chiaroscurali: è questa, in pratica, la tecnica dell’abbozzo nella quale la pittura cresce per sovrapposizioni perfezionandosi progressivamente. Tiziano non dipinge infatti quasi mai alla prima. Questi primi strati sono caratterizzati da un grande impeto, senza preoccupazione per i contorni o il disegno: gli impasti sono sciolti e le pennellate libere e spontanee.
Sovrapposizioni cromatiche
Passati alcuni mesi il pittore tornava ad esaminare e correggere i suoi dipinti e “portati alla più perfetta simmetria poneva le mani ad altro, fino che quello fosse asciutto, e di quando in quando poneva di carne viva quegli estratti di quinta essenza, riducendoli con molte repliche che solo il respirar loro mancava”. Questa antica testimonianza è confermata dalle analisi scientifiche che hanno rilevato la presenza di molteplici sovrapposizioni, spesso senza una evidente logica ma dettate da ricerche cromatiche sperimentate direttamente sull’opera. I pentimenti nella composizione sono numerosissimi e spesso non è possibile determinare alcuna corrispondenza fra gli strati di colore sottostanti e quelli in superficie. Tiziano tende quindi a creare le figure per sovrapposizioni continue alla ricerca dell’effetto desiderato: smalti e pigmenti trasparenti si accoppiano con altri opachi, strati di colore chiaro ricevono stesure trasparenti di colore intenso o numerosi strati sottili e coprenti.
Ulteriori stesure cromatiche
Indice della elaborata e complessa tecnica pittorica sono le stratigrafie ottenute dai microprelievi delle opere dell’autore, che mostrano il sovrapporsi anche di dodici stesure successive. Talvolta tra queste vi sono sovrapposizioni compositive, come figure dipinte su fondi completi anche delle architetture, doppie imprimiture chiare e scure ed anche (caso oltremodo particolare) presenza di strati di olio puro la cui funzione è di mantenere fresco il colore durante le interruzioni del lavoro.
Stesure finali
La tecnica di Tiziano per gli incarnati non segue regole costanti per l’uso dei pigmenti, per la loro successione e neanche per la base di colore su cui posano. Su quest’ultima, il più delle volte molto scura o anche nera, il pittore raggiunge il colore dell’incarnato sovrapponendo strati di colore via via più chiari. Tiziano sovverte così i canoni coloristici medioevali che prevedevano una successione dalle luci verso le ombre dipingendo con colori chiari sopra i mezzitoni che a loro volta sono dipinti sopra le ombre. “Ma il condimento de gli ultimi ritocchi era andar di quando in quando unendo con sfregazzi delle dita ne gli estremi de chiari, avvicinandosi alle mezze tinte, ed unendo una tinta all’altra… e così andava riducendo a perfezione le sue amate figure”.
Manfredi Faldi – Claudio Paolini Dipinto realizzato da Francesca Berni
Estratto da: Artis (Art and Restoration Techniques Interactive Studio), Direzione scientifica: Manfredi Faldi, Claudio Paolini. Cd Rom realizzato da un gruppo di istituti di restauro europei, con il determinante contributo della Commissione Europea nell’ambito del programma d’azione INFO2000.
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