Simone Martini – Stratigrafia

Supporto
in legno, generalmente pioppo, ottenuto incollando verticalmente varie assi fra loro
Nodo
riempito con colla e segatura
Colla
doppio strato di colla forte ottenuta con “mozzature di carte pecorine” (C. Cennini, Il libro dell’arte, Cap. CXIII) ovvero colla di pergamena
Impannatura
tela, generalmente di lino, intera o a strisce, impregnata di colla e applicata al supporto con lo scopo di assorbire parzialmente i movimenti del legno dovuti a variazioni termoigrometriche
Gesso grosso
tre, quattro strati di alabastro gessoso e colla animale applicati con una stecca (C. Cennini, Il libro dell’arte, Cap. CXV)
Gesso sottile
gesso finemente macinato con colla animale applicato in otto strati successivi incrociando le pennellate.
Incisione
dei contorni eseguita per individuare le zone da dorare e quelle da dipingere
Bolo
quattro strati successivi di bolo armeno mescolato con un legante acquoso e in seguito lucidato. Conferisce all’oro una tonalità calda
Chiara d’uovo
diluita in acqua
Oro
in foglia, lamine sottilissime applicate sul bolo bagnato e successivamente lucidate ovvero brunite
Punzonatura
intervento decorativo consistente nell’imprimere piccoli motivi ripetuti utilizzando una serie di punzoni
Disegno
a carboncino (carbone di salice) ripassato con inchiostro di carbone o nerofumo
Terra verde
colore di fondo per la stesura dei carnati
Verdaccio
colore costituito da una miscela di ocra, nero, bianco e cinabrese con il quale veniva ripassato il disegno oscurato dalla stesura di terra verde
Strato pittorico
stesure di colori temperati con rosso d’uovo, applicati per accostamento e fusione, dagli scuri ai chiari
Strato pittorico
stesure di colori temperati con rosso d’uovo, applicati per accostamento e fusione, dagli scuri ai chiari
Mordente
miscela di olio cotto, biacca e verderame applicato a pennello nelle zone in cui si deve fare aderire l’oro (doratura a missione)
Oro
in foglia, lamine sottilissime applicate sul mordente
Vernice
chiara d’uovo, dopo aver montato a neve gli albumi viene utilizzato il liquido che lentamente si deposita
Simone Martini, (Siena, 1284 circa – Avignone, 1344) – Madonna col Bambino – 1305-1310 ca – Tempera a uovo su tavola 74,3×56,3 cm. – Pinacoteca Nazionale, Siena
La tempera all’uovo (Video)
Simone Martini – La tecnica

Tempera a uovo – Particolare del tratteggio
I dipinti del XIII e del XIV secolo mostrano una significativa continuità nell’utilizzazione dei materiali e delle tecniche: l’uso del supporto in legno, della preparazione a gesso e colla, della pittura a tempera all’uovo, del procedimento della doratura, sono riscontrabili per un lungo arco di tempo, anche se con varianti significative in relazione ai centri di produzione. La conoscenza delle tecniche utilizzate si è recentemente approfondita grazie alle indagini scientifiche ma la fonte primaria rimane, per questo periodo, Il Libro dell’Arte, scritto verso la fine del Trecento da Cennino Cennini, pittore erede della tradizione giottesca e, per ciò che descrive nel suo trattato, decisamente rappresentativo dei modi di procedere dei pittori del XIV secolo. Seguendo il testo del Cennini, cerchiamo di ripercorrere alcune delle possibili scelte che un pittore del tempo avrebbe operato nel realizzare un dipinto su tavola, soffermandoci, in particolare, sui metodi di riporto del disegno e sulle operazioni di doratura.
Cennini, senza dimenticare il minimo particolare, insegna “il modo di quelli che sanno l’arte”: dalla scelta del legno, a come incollare le varie assi, a come coprirne le linee di connessione con strisce di tela di lino (impannatura), a come trattarle e prepararle alla pittura con sette-otto mani di gesso e colla fino a ridurle alla bianchezza e alla levigatezza dell’avorio (preparazione). Una grande importanza viene data nel testo alla fase del disegno preparatorio che, normalmente, viene realizzato separatamente e quindi riportato sul supporto secondo una delle tante tecniche tradizionali. Già applicato in questo periodo e abituale nel primo Rinascimento è, ad esempio, il sistema dello spolvero: consiste nell’utilizzare un disegno su carta, i cui contorni vengono bucherellati con un punteruolo in maniera da permettere il trasporto del disegno sulla tavola preparata, facendo passare attraverso i fori una polvere colorata come il nero fumo, sulla cui traccia si perfeziona poi il disegno.
Completata così la figura arricchendola di una leggera ombreggiatura con acquerello, i contorni vengono incisi con un ferro appuntito (agugella), individuando le zone da risparmiare per la pittura e quelle da dorare. In queste ultime, dopo aver steso come fondo il bolo (più precisamente il bolo armeno), si applica l’oro in foglia (lamine sottilissime ottenute dai battiloro), successivamente lucidato, ovvero brunito, servendosi di un dente di animale (brunitoio).
Con questa operazione l’oro assume un colore particolarmente caldo, caratteristico, simile a quello del bronzo, da cui il termine brunitura.
A questo punto si passa a colorare la tavola iniziando preferibilmente, come consiglia il Cennini, dalle vesti dei personaggi e dalle architetture, o comunque dagli elementi dello sfondo. I colori, preparati in piccoli recipienti nelle gradazioni dallo scuro al chiaro, vengono sempre temperati con rosso d’uovo (tempera all’uovo) e stesi per accostamento e fusione: “incomincia a dare il colore scuro, ritrovando le pieghe… e all’usato modo piglia il colore di mezzo e campeggia i dossi e i rilievi delle pieghe scure… poi piglia il colore chiaro, e campeggia i rilievi e i dossi del lume della figura. E per questo modo ritorna da capo alle prime pieghe della figura col colore scuro. E così, come hai cominciato, va’ più e più volte con detti colori, mo’ dell’uno e mo’ dell’altro”.
Sulla superficie dorata vengono intanto eseguiti gli interventi decorativi (aureole e fondi), utilizzando una serie di punzoni capaci di imprimere piccoli motivi che vengono ripetuti secondo uno schema predisposto.
La stesura degli incarnati che, secondo le norme del dipingere con tempera all’uovo del Cennini, è l’operazione conclusiva, richiede una base di colore verde che, ottenuto con terra verde e bianco di piombo, possa lasciare trasparire il disegno chiaroscurato sottostante.
Rinforzato il disegno con il verdaccio, viene poi dato sulle guance e sulle labbra un colore rosato (cinabro di miniera e bianco di piombo). Il colore del carnato è ottenuto iniziando la stesura a tratteggio, questa volta, dai chiari verso gli scuri, sfumando le gradazioni già preparate ma lasciando sempre un poco trasparire “il verde che è sotto”.
Manfredi Faldi – Claudio Paolini
Dipinto realizzato da Ulrika Alton
Estratto da: Artis (Art and Restoration Techniques Interactive Studio), Direzione scientifica: Manfredi Faldi, Claudio Paolini. Cd Rom realizzato da un gruppo di istituti di restauro europei, con il determinante contributo della Commissione Europea nell’ambito del programma d’azione INFO2000.
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
ARTEnet nasce nell’aprile del 2000 per condividere esperienze e conoscenze nel campo delle Tecniche artistiche, del Restauro e della Diagnostica applicata al settore dei dipinti; ha ideato e promuove una metodologia didattica innovativa che integra studi e ricerche nelle tre differenti discipline.