Con un programma di elaborazione immagini provvisto di canali di colore, come Photoshop, è possibile ottenere una restituzione in falso colore all’infrarosso che simula i risultati ottenibili con la pellicola Kodak IR colore.

Fotografia all’infrarosso
E’ necessario disporre di una fotocamera digitale con la funzione di ripresa in infrarosso, spesso definita come funzione di ripresa notturna, con la quale si otterrà un’immagine in valori di chiaro e scuro, cioè in bianco e nero. L’immagine dovrà essere ottenuta anteponendo all’obiettivo un filtro di sbarramento della luce visibile (87 o 87C della Kodak) in modo da registrare le sole radiazioni infrarosse.

Fotografia all’infrarosso – correzione contrasto
Con il programma di fotoritocco si porterà l’immagine IR in scala di grigio e se ne regolerà i contrasti con l’apposito filtro.
Le macchie scure sono dovute alla differente riflettanza dei pigmenti utilizzati nel restauro rispetto a quelli originali: differenti pigmenti dello stesso colore possono (non sempre) avere una differente risposta all’infrarosso, questo può permettere l’individuazione e quindi la localizzazione dei ritocchi pittorici.

Fotografia in luce visibile
E’ inoltre necessario disporre di un cavalletto su cui poggiare la fotocamera e riprendere il dipinto, dalla stessa identica posizione, con una normale fotografia a colori.
La fotografia a colori verrà scomposta in tre distinte immagini (blu, verde, rosso) con il comando “suddividi canali”.

Canali blu verde e rosso. Fotografia a colori

Canali verde rosso e infrarosso. Fotografia IR falso colore

Infrarosso in falso colore
Di seguito con tutte le quattro immagini caricate nel programma di fotoritocco si agirà sul comando “unisci canali”. Nella finestra di dialogo si selezionerà: colore RGB, canali 3. Si specificheranno poi i canali in modo che al canale rosso si attribuirà l’immagine IR, al canale verde l’immagine rossa e al canale blu l’immagine verde (l’immagine blu verrà esclusa).
Con la fotografia in infrarosso colore sarà possibile fare una prima ipotesi sui pigmenti utilizzati dall’artista durante l’esecuzione dell’opera ed anche su quelli del restauratore che ha eseguito il ritocco (1). Il falso colore può fornire infatti per confronto utili informazioni sull’identità di un pigmento. E’ tuttavia azzardato trarre delle conclusioni basandosi solo sull’osservazione della restituzione in ir colore anche perché spesso i pimenti venivano utilizzati mescolati o sovrapposti in vari strati.
Azzurri
L’oltremare artificiale, il blu di cobalto, il blu ceruleo e lo smaltino vengono restituiti in falso colore con un colore rosso, l’indaco con un colore rosso intenso, mentre il lapislazzuli o oltremare naturale è restituito in colore vinaccia. L’azzurrite e il blu di Prussia mantengono pressappoco i colori blu che hanno in luce visibile.
Rossi
Il rosso di cadmio, il vermiglione e il minio vengono restituiti in falsi colori con varie tonalità di giallo; la lacca cremisi e la lacca di robbia (lacca rosa madder) tendono a toni di arancio sporco. La terra di siena bruciata (come quella naturale) e il rosso veneziano risultano invece di un colore verde sporco o bruno.
Manfredi Faldi
(1) Sullo studio per l’identificazione dei pigmenti cfr. Matteini A. Moles P. Tiano, L’infrarosso colore nell’indagine dei dipinti, in – Le Scienze – , giugno 1980, pp. 40-48
Si veda anche lo studio di Roberta Iannaccone, Tecniche di imaging innovative per la messa a punto di un protocollo integrato per la caratterizzazione dei pigmenti utilizzati nell’antichità, Tesi di Dottorato di Ricerca in Scienza per la Conservazione Beni Culturali, Università degli studi di Firenze 2014, p. 55
Sui principi di funzionamento nell’infrarosso delle fotocamere digitali cfr. Analisi ottica dei dipinti in falso colore, Università degli Studi di Milano, SEZIONE DI FISICA PER I BENI CULTURALI, L’AMBIENTE E IL CLIMA, Metodologie Fisiche per i Beni Culturali
Sulle applicazioni dell’esame ad alcune opere d’arte si veda Elena Toffoletto, Analisi non invasive per la caratterizzazione di dipinti ad olio su tela, conservati nel museo Ca’ Rezzonico di Venezia, lTesi di Laurea Corso di Laurea magistrale in Scienze Chimiche per la conservazione e il restauro 2014-2015, Università Ca Foscari, Venezia