La doratura a guazzo
Fra le tecniche utilizzate per la doratura di una superficie la doratura a guazzo, o doratura a bolo, è la più diffusa e apprezzata tanto da essere identificata con la doratura tout court. Il procedimento è ampiamente descritto da Cennino Cennini (fine XIV secolo) ed essenzialmente consiste nell’applicare sulla superficie preventivamente ingessata e ben levigata una o più mani di bolo armeno disciolto con colletta.
Levigata nuovamente la superficie si applica su porzioni limitate un leggero strato di colletta tiepida allungata con acqua, applicandovi l’oro in foglia e avendo cura che questo aderisca perfettamente alla superficie. La superficie dorata viene poi brunita e quindi eventualmente decorata con bulini e punzoni.
Francese: Dorure à l’eau – Inglese: Water gilding – Spagnolo: Dorado al agua – Tedesco: Polimentvergoldung
La bellezza di una doratura dipende essenzialmente dai materiali e dai procedimenti adottati per applicare le sottili lamine d’oro al supporto. La tecnica della doratura a guazzo, con l’uso del bolo come sottofondo, è sicuramente il procedimento che porta al miglior risultato ed è Cennino Cennini nel suo “Libro dell’arte” a rivelarci il segreto dei grandi maestri.
Completato il disegno sulla tavola preparata a gesso e colla i contorni delle figure vengono incisi con un ferro appuntito separando così le aeree che devono ricevere l’oro da quelle da dipingere a tempera. A questo punto con un pennello morbido e piatto si stende il bolo mescolato con un collante acquoso su tutta la superficie da dorare facendo attenzione a mantenere uno spessore omogeneo e cercando di non fermare il pennello. E questo fino ad eseguire, sempre secondo i consigli di Cennini, quattro stesure successive utilizzando un composto sempre più denso.
Levigata perfettamente la superficie con un panno di lino si procede quindi all’applicazione dell’oro: trasportata e distesa la foglia sul guancialino la si taglia con un apposito coltello per portarla alle misure necessarie. Bagnata la piccola zona da dorare con chiara d’uovo sbattuto e acqua si prende la foglia sfruttando l’elettrostaticità dello stesso pennello. Vi si appoggia ora delicatamente la foglia d’oro. Ripetuta l’operazione fino a coprire una certa superficie si fa aderire perfettamente l’oro premendo leggermente con un batuffolo di bambagia. Completata la doratura la superficie viene successivamente lucidata, ovvero brunita, ed eventualmente arricchita con punzonature od ulteriori interventi pittorici.