Tra le cause di degrado di un’opera d’arte una casistica quanto mai varia è riconducibile all’attacco di agenti biotici, ossia di organismi viventi, che nei dipinti su supporto ligneo o tessile si presentano essenzialmente sotto forma di funghi (muffe), batteri e insetti. Nella maggior parte delle situazioni osservate il fenomeno è strettamente legato a fattori abiotici e, particolarmente, alla presenza di umidità che in tutti i casi ne favorisce lo sviluppo e la diffusione. Una scarsa attenzione alle condizioni di conservazione delle opere è quindi una volta di più la causa di fenomeni di degradazione estremamente gravi, che possono portare alla totale distruzione del manufatto, talvolta aggredito anche da roditori, come topi e ratti.


Le muffe sono dei funghi microscopici il cui apparato vegetativo si sviluppa sui materiali organici dei quali si nutrono. Molti elementi costituenti i dipinti su tavola e su tela offrono a questi organismi delle perfette condizioni per lo sviluppo: colle animali, legni, fecola, fibre vegetali e pelli rappresentano materiali altamente esposti a questo tipo di rischio. Una umidità relativa dell’ambiente superiore al 60 – 70 % associata ad una scarsa illuminazione, una temperatura superiore ai 15 °C e la presenza di aria stagnante, sono condizioni particolarmente favorevoli alla loro diffusione. Inoltre, la non perfetta planarità della superficie dei dipinti favorisce l’aderenza delle spore, provocando macchie, alterazioni del colore e variazioni delle caratteristiche meccaniche.


muffaLa presenza delle muffe si evidenzia per la comparsa di filamenti bianchi, grigi o neri attaccati alla struttura del materiale. Le alterazioni provocate sono di vario tipo e, nel caso dei supporti lignei, possono portare a fenomeni di ‘putrescenza’ detti carie, generalmente distinte in carie bianca quando viene aggredita e distrutta prevalentemente la lignina, e in carie bruna quando viene attaccata la cellulosa. Anche i batteri possono essere causa di degradazioni simili a quelle riscontrabili in concomitanza di attacchi di funghi lignicoli, come accade con gli Streptomyces che svolgono un’attività cellulosolitica. Anche in questo caso è la presenza di umidità a favorirne la diffusione. Tuttavia i batteri richiedono per il loro sviluppo un contenuto d’acqua nel materiale particolarmente alto, interessando essenzialmente manufatti archeologici che per lungo tempo sono stati a contatto con la terra e con materiali in putrefazione.


Gallerie di tarlo sottosuperficieSono comunque gli insetti a provocare i danni più rilevanti, in particolare nei confronti dei supporti lignei che vengono attaccati alla ricerca di sostanze alimentari (amidi, zuccheri, proteine e vitamine). In questo caso gli insetti xilofagi scavano gallerie profonde e tortuose che, nei casi più gravi, trasformano il legno in un materiale poroso e estremamente friabile. Le specie capaci di provocare tali fenomeno sono sufficientemente limitate, diffuse in ragione delle condizioni climatiche e della specie legnosa. In particolare i danni riscontrati su manufatti storici artistici sono riferibili essenzialmente a insetti xilofagi appartenenti all’ordine dei coleotteri e a quello degli isotteri.


Gallerie di tarloL’ordine dei coleotteri raggruppa varie specie di insetti alati e di forma, colore e dimensione decisamente variabili, con una potenzialità riproduttiva generalmente molto alta, favorita nel caso di climi caldi o di ambienti riscaldati. Le specie più diffuse fanno riferimento a poche famiglie, tra cui quella dei lictidi, dei curculionidi, dei cerambicidi (a cui appartiene il così detto capricorno delle case), e degli anobidi. Le specie di quest’ultima famiglia – comunemente indicate con il nome di tarli (e popolarmente conosciute come tarlo dei mobili, tarlo delle biblioteche, orologio della morte, ptilino) – appaiono particolarmente diffuse. Già allo stato di larva si nutrono delle sostanze contenute nel legno, scavando delle gallerie che provocano danno gravissimi sia dal punto di vista strutturale sia da quello estetico. Agiscono sia su legno di conifere sia su legno di latifoglie: tutti i supporti lignei utilizzati in pittura possono quindi rilevare la loro presenza, con attacchi spesso localizzati laddove sono presenti colle (ad esempio le giunzioni tra le assi e la stessa imprimitura).


Tarli sottosuperficie

Rispetto ai coleotteri gli isotteri -comunemente noti col nome di termiti o formiche bianche- appaiono ancora più temibili: rifuggendo dalla luce, sono difficilmente individuabili dall’osservazione della superficie esterna del legno, in modo che questo può essere già stato attaccato e indebolito pur mantenendo un aspetto integro. Vivono in comunità formate a volte da milioni di individui e le infestazioni sono favorite dagli ambienti caldi e umidi. In Italia, ad esempio, attacchi di termiti sono stati rilevati con una certa frequenza nelle zone centro meridionali, essenzialmente ad opera delle famiglie Kalotermes flavicollis (comunemente nota come termite dal collo giallo) e Reticulitermes lucifugus (detta termite lucifuga).

Manfredi Faldi – Claudio Paolini

artisEstratto da: Artis (Art and Restoration Techniques Interactive Studio), Direzione scientifica: Manfredi Faldi, Claudio Paolini. Cd Rom realizzato da un gruppo di istituti di restauro europei, coordinati dall?Istituto per l?Arte e il Restauro Palazzo Spinelli, con il determinante contributo della Commissione Europea nell’ambito del programma d’azione INFO2000.

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