
Ossidazione della vernice
La funzione primaria dello strato di vernice di finitura è quella di proteggere la pittura dagli agenti esterni ma anche di modificare le caratteristiche ottiche della superficie pittorica, influenzandone l’aspetto finale. Qualsiasi alterazione dello strato di vernice si rifletterà, perciò, sia sull’estetica sia sullo stato di conservazione dell’opera.
Con l’invecchiamento del materiale si ha una perdita della flessibilità e della trasparenza: la pellicola di vernice diviene scura, dura e fragile e, conseguentemente, incapace di resistere alla penetrazione di particelle e agenti esterni. I colori, in generale, perdono di profondità e di contrasto e il dipinto appare di una tonalità bruno giallastra. Le minuscole fessurazioni del film di vernice, il graduale ingiallimento e la perdita di trasparenza sono dovuti sia a processi ossidativi e fotochimici sia a tensioni meccaniche.

Effetto bloom
Un’alterazione meno grave che non comporta, come nel caso precedente, l’esigenza di una parziale rimozione e sostituzione della vernice è il cosiddetto effetto bloom, che può essere spesso semplicemente trattato levigando la superficie con una pelle di camoscio. Il termine, inglese, definisce l’effetto di imbianchimento che può svilupparsi, in condizioni di elevati tassi di umidità relativa, su una superficie verniciata. Il fenomeno prende inizialmente l’aspetto di un alone bluastro a causa della dispersione del raggio luminoso sulle minuscole gocce d’acqua imprigionate nello strato per condensa. Fra le vernici quelle a base di resina mastice danno luogo facilmente a fenomeni di bloom, mentre si riscontra una minor predisposizione con l’utilizzazione della dammar.

Alterazione chimica del pigmento
La presenza di uno strato di vernice uniforme e in buono stato rallenta i processi di degrado a cui vanno normalmente soggetti i pigmenti presenti nello strato pittorico. Ogni singola particella di pigmento è poi avvolta nel legante, la cui natura e stato di conservazione parteciperanno ugualmente a rallentare l’azione della luce, dell’aria e degli agenti inquinanti. Questi, in concomitanza con l’umidità, tendono a modificare la proprietà e la composizione di ogni singolo pigmento. Le alterazioni di colore sono infatti dovute a fenomeni chimici o fotochimici. Alcuni pigmenti, in particolare quelli che contengono sostanze organiche come la lacca di garanza o il giallo indiano, sono instabili alla luce; sotto l’effetto dei raggi violetti ed ultravioletti tendono quindi a a impallidire. Altri pigmenti di origine inorganica, come il verdigris, tendono invece a divenire scuri.

Ossidazione del bianco di piombo
Il contatto con l’aria e l’inquinamento possono comportare altri tipi di alterazione dei pigmenti. Possiamo, ad esempio, menzionare l’annerimento del bianco di piombo o del minio che, combinandosi con l’ossigeno sono soggetti a reazioni di ossidazione. Il fenomeno è rilevabile soprattutto sulle pitture murali, dove manca la protezione del legante e dove l’umidità esalta l’azione delle sostanze inquinanti poiché, oltre a portarle in soluzione, fa da veicolo attraverso il quale queste vengono a contatto con l’opera.

Reazioni chimiche fra materiali incompatibili
Un’ultima causa dell’alterazione cromatica dei pigmenti è legata alla reazione chimica (soprattutto l’ossidazione) innescata da altri materiali ai quali sono stati associati (un altro pigmento, il legante, la carica presente nel preparato, un prodotto aggiunto nel restauro, etc.). Il blu oltremare naturale, ad esempio, tende a divenire grigio al contatto con il bianco di piombo.
Alcuni pigmenti, poi, vengono attaccati dalla calce e quindi non possono essere impiegati nella tecnica dell’affresco. Altri, viceversa, si alterano rapidamente nelle tecniche ad olio: il blu di smalto, ad esempio, è stato accuratamente evitato nella pittura ad olio perché si decompone liberando cobalto solubile che provoca un’intensa ossidazione degli oli.
Manfredi Faldi- Claudio Paolini
Estratto da: Artis (Art and Restoration Techniques Interactive Studio), Direzione scientifica: Manfredi Faldi, Claudio Paolini. Cd Rom realizzato da un gruppo di istituti di restauro europei, coordinati dall?Istituto per l?Arte e il Restauro Palazzo Spinelli, con il determinante contributo della Commissione Europea nell’ambito del programma d’azione INFO2000.
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